L’inno dei Vespri di San Giovanni Battista all'origine della notazione musicale
- David Barsotti

- 3 giorni fa
- Tempo di lettura: 1 min
Aggiornamento: 3 giorni fa
Fu Guido d’Arezzo che utilizzò le iniziali dei primi sei versi dell’Inno "Ut queant laxis", scritto dal monaco storico e poeta Paolo Diacono, per trarre i nomi delle prime sei note musicali; l’inno infatti saliva di un tono ( semitono) dal do ( ut ) al la per ogni inizio di verso:
«Ut queant laxis
Resonare fibris
Mira gestorum
Famuli tuorum
Solve polluti
Labii reatum
Sancte Iohannes»
Negli anni successivi poi il Do sostituì Ut e il Si (corrispondente al "Sancte Johanne" ) completò la denominazione delle note della scala naturale.
La curiosità viene ricordata proprio perché l’Inno veniva cantato nei Vespri del Battista il 24 giugno, nella ricorrenza della Sua nascita: un esempio di pietà confraternale che si esercitava non solo nei Riti funebri, e che collega la preghiera comune dei confratelli alla storia della musica.


Commenti